MOTONAUTICA di Guido Squarcia
La ricerca spasmodica della velocità, il fluire placido del fiume: due immagini che sembrano estremamente distanti, ma che si compenetrano indissolubilmente in uno degli sport tra i più spettacolari ed eccitanti in assoluto. La motonautica è rombo di motori, scafi variopinti dalle forme aerodinamiche, tecnologia avanzata, uomini coraggiosi e sprezzanti del pericolo; ma è anche natura, acqua, rive alberate, che il pilota deve saper dominare, così come gli oltre 300 cavalli sprigionati dal propulsore del suo mezzo. Sono ingredienti magici ed arcani quelli che si rimescolano per dare vita ad un'altra pagina «eroica» dello sport parmense, scritta in oltre quaranta anni di storia. Protagonisti di questa «favola iridata» sono il paesaggio e gli uomini della Bassa, che competono da sempre con dolcezza, determinazione ed una punta di genialità contro la forza, talora amica ed altre volte ostile, del Grande Fiume.
E poi, l'abbiamo detto, c'è la velocità.
L'aria che scivola rumorosamente sul motoscafo, gli spruzzi d'acqua, i brividi di freddo e d'eccitazione che si confondono, perpetuando una sfida antica: quella tra l'uomo e la natura. Ogni volta che il pilota apre il gas del motore la prua del motoscafo si stacca dalla superficie, come volesse prendere il volo; e poi ricade sollevando una miriade di goccio-line ... Non è davvero facile essere bravi domatori di quel «mostro», che viaggia ad oltre 180 Km all'ora. Infine, primattore del nostro racconto, è il Po.
Procede lento nel suo alveo, tagliando una pianura caliginosa nei lunghi inverni e soffocante nella calura estiva, rotta solo dal monotono stridio delle cicale.
La motonautica parmense è tutta intrisa del «suo» Po, della nebbia, della brina che imbianca ancora gli alberi scheletrici lungo le rive, quando, in primavera, riprendono gli allenamenti. Ed allora il gorgoglio delle acque è «sommerso» dal rombo assordante dei motori, le cui eliche intrecciano scie spumeggianti in superficie. È così da aprile ad ottobre nel tratto parmigiano del fiume più lungo d'Italia. Da queste parti la motonautica è ormai popolare, tanto che si contano ben tre squadre: a Stagno di Roccabianca, a Torricella di Sissa e a Sacca di Colorno. Ma sono stati soprattutto i colori di quest'ultimo team a sventolare sul podio più alto di tante competizioni nazionali ed internazionali. A Sacca tutto è cominciato nel 1953. Allora le Maldive e le Seychelles erano solo un punto sulla cartina geografica ed il Grande Fiume costituiva la principale meta di tanti vacanzieri, che sulle sue rive venivano a cercare un po' di refrigerio nelle calde giornate d'estate. Solo una volta all'anno, a partire dal 1929, la quiete e la monotonia venivano violate dal rapido sfrecciare dei bolidi del Raid Pavia-Venezia: 433 chilometri in linea dal centro del capoluogo lombardo a Chioggia, attraversando il Po fino al delta e risalendo quindi per un canale che lo collega alla laguna. Quell'avvenimento, che per molti era solo causa di disturbo, fu la miccia per la fantasia di un gruppo di amici colornesi, folgorati dal fascino di quei «proiettili» spumeggianti. È nata in questo modo la passione di Leopoldo Casanova, Leonardo Mazzoli, Ercole Aliani, Ugo Sassi, Roberto Brunelli e Luigi Calzolari, i veterani della motonautica di casa nostra, innamorati del «loro» fiume e della vita, fino a spingere ai limiti estremi sfida, pericolo e fortuna. Trecentosessantacinque giorni di trepidante attesa per poter applaudire i protagonisti del Raid diventano troppi. E così, fin dalla metà degli anni '50, cominciano le trasferte (soprattutto all'Idroscalo di Milano) per studiare gare, percorsi, tecniche ed attrezzature. Qualcosa inizia a bollire in pentola ... Ma bisogna aspettare il 1959 per assistere al varo ufficiale dell'Associazione Sportiva Moto-nautica Parmense, alla cui presidenza viene eletto Luigi Calzolari. La grande avventura può dirsi ufficialmente avviata. Da quel momento sarà un incessante incalzare di iniziative e successi. L'origine è pionieristica: la disciplina è troppo nuova e tecnologicamente avanzata e non ci sono maestri che possano insegnare i trucchi del mestiere. Per farsi le ossa non c'è che una strada da battere: macinare ogni giorno chilometri e chilometri, percorrendo infinite volte il tratto di Po tra Torricella e Mezzani, sempre alla ricerca del piccolo ritocco necessario a migliorare il rendimento dello scafo. La prima imbarcazione della scuderia la compra Casanova. È un «umile» ma glorioso barchino da turismo, che solo nel tempo lascerà il posto alle imbarcazioni sportive e, poi, ai bolidi da corsa, con cui lo stesso Casanova sarà il primo a superare il muro dei 200 km/h. Allenamenti su allenamenti, dunque; modifiche allo scafo, ai serbatoi del carburante, alle eliche, migliorie nell'assetto ... e finalmente arriva il giorno della prima corsa «vera» ... Non poteva essere altro che un Raid Pavia-Venezia ... Aliani, nella classe 350 kg. lo vincerà nel 1963, Casanova (in coppia con Eugenio Zantelli) nei due anni successivi; ma il vero esperto di questa «classica» diventerà nel tempo Roberto Brunelli, che si classificherà primo assoluto nel 1970, nel '71 ed ancora nel '72.
Sono anni di grande fermento a Sacca. Per poter richiedere l'affiliazione alla Federazione del CONI il team deve disporre di una propria sede sociale, di un molo e degli impianti necessari per questa costosa attività.
Gli amici colornesi non si danno per vinti, ma la realizzazione dei loro sogni costa a ciascuno la bellezza di 100.000 lire, ottenute in prestito dalle banche della zona. La smania di buttarsi nella mischia è incontenibile e così, in attesa di far decollare la scuderia colornese, i piloti di Sacca «emigrano» nella vicina Casalmaggiore, per disputare le prime gare sotto l'egida dell'Eridanea, altro glorioso sodalizio degli sport nautici. Ma è ancora presto per i primi successi che arrivano, come detto, verso la metà degli anni '60 e sanciscono in maniera definitiva il varo della AS Motonautica Parmense. Sono solo gli esordi di una disciplina sportiva complessa ed affascinante, sviluppata grazie alla passione di coloro che per primi l'hanno praticata, riuscendo ad intuire e ad inventare sempre nuove alternative, fino ad abbattere di volta in volta ii muro un tempo solo apparentemente insuperabile. I problemi tecnici e meccanici che in ogni gara rischiano di mandare in fumo il lavoro di mesi sono stimoli continui, che spingono «Poldo» Casanova e gli altri ad improvvisarsi meccanici, esperti in aerodinamica e meteorologia, e pure in idrografia. Già, perché non bisogna dimenticare che anche il fiume gioca la sua parte e soprattutto nelle gare in linea (come sono quelle sul Po), è fondamentale conoscere bene le acque e i loro inganni. Bisogna far tutto in grande fretta, con tempi di reazione estremamente brevi, data la grande velocità. Occorre allora riconoscere in lontananza secche e bassi fondali dall'incresparsi delle onde, individuare i tronchi e le funi che la corrente trascina a pelo d'acqua e che, a contatto con lo scafo e con le eliche, possono creare guasti irreparabili, oltre a mettere in pericolo la vita stessa dei piloti. In realtà la motonautica è in assoluto lo sport più pericoloso, visto il rapporto tra gli incidenti mortali ed il numero dei praticanti. Quando si schizza a pelo d'acqua non bastano mezzi sicuri e regolamenti severi: rimane infatti un ampio cono d'ombra imprevedibile, regno incontrastato della dea bendata. Anche tra i portabandiera della squadra di Colorno tutti hanno memoria dei brividi di almeno un incidente e tutti ricordano co-me fosse ieri uno dei momenti più tristi della loro carriera, ripensando alla disgrazia capitata all'amico Leonardo Mazzoli, schiantatosi in competizione nelle acque di Sabaudia. Aveva trentacinque anni e nel suo sor-riso personale splendevano il titolo iridato vinto ad Auronzo nella classe da stock 700 cc nel 1967 e quello europeo conquistato lo stesso anno nella medesima categoria; ma soprattutto vantava una lunga esperienza, maturata prima a Sacca e poi a Boretto, nella squadra per cui aveva corso negli ultimi tempi. Un ruolino in perfetta regola, che non gli è però bastato ad evitare l'appuntamento col destino, sempre in agguato nelle gare disputate nei circuiti dei bacini artificiali, così come in quelle su percorsi in linea. Soprattutto le prime creano i problemi maggiori. l piloti partono insieme, col rischio di contatti durante l'accelerazione improvvisa e difficilmente controllabile dei motori; il movimento della virata alle boe, poi, è estremamente brusco ed il pericolo di un urto col conseguente «decollo» è sempre in agguato. Eppure l'emozione di vedere il mondo da un'angolazione nuova, unica ed indescrivibile, paga generosamente. Ad essa va poi aggiunta la gioia del podio, che gli amici di Sacca conoscono bene. Nei momenti d'oro, a cavallo tra gli anni ‘60 e '70, Casanova e Aliani sono le punte di diamante del team, atleti di grande spicco nel panorama motonautico nazionale ed internazionale. Casanova arriva al titolo mondiale nel 1966, conquistato l'alloro della categoria 350 kg nel bacino del lago di Garda, a Gardone. È quello il massimo trionfo in una carriera ricca di innumerevoli piazzamenti (fra cui cinque titoli nazionali e quattro continentali), e di almeno una dozzina di ritocchi ai record mondiali di velocità.
Nella bacheca di casa Aliani risplende invece il trofeo iridato vinto a Sesto Calende nella classe R4-2500 cc. nel 1970, lo stesso anno della conquista del titolo europeo. Anche per lui sono numerose le medaglie e i piazzamenti sommati in tante stagioni vissute come dominatore di questo sport. Il primo dei due è anche il personaggio simbolo della squadra di Sacca: ha lottato strenuamente e fin dal primo istante per la nascita e la crescita del sodalizio colornese e ha trascinato per tanti anni i suoi compagni verso traguardi sempre più alti, in una sorta di corsa contro il tempo, interrotta dalla malattia, che lo avrebbe portato a scomparire prematuramente nel 1985. Ma ad accrescere i meriti di questi primattori della Motonautica Parmense (una delle poche società sportive nostrane che possano fregiarsi di una targa d'oro e di una stella di bronzo del Coni) concorre un altro fatto. Quello dei trionfi del team di Sacca è stato il periodo dei grandi cambiamenti, in cui le innovazioni tecnologiche hanno portato gli scafi a prestazioni sempre più al limite: in pochi anni, ad esempio, le velocità sono passate da massime di 90 km/h a valori prossimi ai 200. Essere riusciti a rimanere al passo col progresso, aver seguito tappa dopo tappa questo processo di modernizzazione rende ancora più grande l'epopea della motonautica colornese.
Immutate, ancora adesso, rimangono invece le insidie della natura.
L' “acqua che ride", per citarne una, ossia il riflesso provocato sulla superficie dai bassi fondali, conserva ancora il fascino e la temibilità di sempre; e così come le rive, che il pilota in corsa vede avvicinarsi rapidissimamente e dalla cui morfologia è possibile interpretare la profondità del fiume in quel certo tratto. Oggi, ormai lontani quegli anni ruggenti, la motonautica è una “signora” forse un po' attempata, ma ancora ricca di un fascino e di una filosofia tutta propria. È la ricerca della libertà portata all'estremo, su motori che superano abbondantemente i 300 CV, dove bravura, attenzione e fortuna non bastano mai.
Al periodo di gloria, con «Poldo» Casanova leader dei gruppo, ha fatto seguito un lungo «black-out», illuminato solo dalle vittorie di un altro Casanova: ossia Giuseppe, il figlio di Leopoldo, che ha difeso i colori della Motonautica Parmense tra il 1977 ed il 1990. Quattordici stagioni gli hanno fruttato un alloro tricolore nella classe OCM (1977), due secondi posti negli Italiani della categoria 2000 cc (1987-'88), un argento agli Europei, una terza piazza ai mondiali ed un 3° posto assoluto al Raid 1988.
Ma le radici della motonautica colornese, piantate nel terreno fertile sulle rive del Grande Fiume, da qualche stagione hanno ripreso a germogliare. Quella di Sacca è di nuovo una squadra arrembante, formata da una «rosa» di giovani promesse, che scalpitano nell'attesa di rinverdire i bei tempi che furono. Ne fanno parte i fratelli Paolo e Dino Zantelli, figli d'arte (il padre Eugenio era stato il primo copilota di Casanova all'esordio nel Raid Pavia-Venezia).
In particolare, seguendo le orme ben tracciate dai pionieri della passata generazione, il ventiquattrenne Dino ha già vinto due «Raid» nella categoria 1500 cc, uno nella 2000 cc ed ha ottenuto un terzo ed un quarto posto assoluti. Suo fratello Paolo, ventisette anni, si è in-vece aggiudicato un paio di «Due Ponti» a Boretto, una 100 km di San Nazzaro Piacentino, un secondo ed un terzo posto assoluti nel Campionato Italiano della classe 2000 cc. Nella medesima categoria ha centrato l'alloro più importante col titolo europeo nel 1990, impreziosito dal secondo posto ai Campionati Mondiali del 1992 e del 1993.
Gli altri protagonisti parmensi della seconda parte di questa bella favola sono Gianluca Canetti, Pino Lucchini, Remo Ranieri e Vanni Ronchini. Il curriculum del primo, oltre a un oro ed un argento nel Raid Pavia-Venezia classe 1500, ad un successo nel GP di Rosolino e ad un secondo posto nel GP di Stagno, risplende per il ruolo da dominatore rivestito durante tutto l'arco del Campionato Italiano di durata 1993, da poco concluso.
Cosi scriveva Bruno Squarcia nel volume dedicato ai 50 anni di sport parmensi pubblicato nel 1993
La storia più recente ci racconta delle imprese dei fratelli Zantelli, Dino e Paolo, che hanno proseguito nella brillante carriera, ottenendo altre prestigiose affermazioni.
Dino si è ulteriormente distinto nelle gare di durata diventando in particolare il dominatore incontrastato del prestigioso Raid Pavia Venezia. Proprio nel 2011 ha vinto per l’ottava volta la più lunga e antica competizione di motonautica del mondo. Suo è anche il record assoluto di velocità nella medesima competizione stabilito nell’edizione del 2005, alla fantastica media di 203 km/h.
Paolo ha proseguito la carriere nelle gare di circuito vincendo le ultime edizioni del campionato italiano di F.2 a partire dal 2000 ad oggi, con eccezione del 2002 e 2004, anni nei quali si è classificato al secondo posto. E’ stato Campione Europeo nel 1996 e 2001 e vicecampione del mondo nel 2010. Immediatamente alle spalle di Paolo Zantelli nelle ultime edizioni del campionato italiano di F2 un altro pilota della Motonautica Parmense, Lorenzo Grossi, che ha dato filo da torcere al suo compagno di scuderia, classificandosi secondo nelle ultime quattro edizioni della specialità.